Il collasso degli edifici rappresenta ancora oggi la maggiore causa di vittime dei terremoti. Lo ha tragicamente confermato lo sciame sismico che ha interessato l’Italia centrale nel 2016. Non di meno, il danno agli elementi non strutturali degli edifici, come arredi, controsoffittature, pareti divisorie, tamponature, balconi, pannelli e impianti, è una fonte significativa e sottovalutata di vittime e di perdite economiche (Figura 1). Le misure per la prevenzione sono tuttavia a basso costo e le soluzioni facilmente applicabili da parte di ciascuno di noi. Con questa premessa l’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), Sezione di Catania, ha ospitato i lavori del secondo convegno del progetto europeo KnowRISK (Know your city, Reduce selSmic risK through non-structural elements). Iniziato nel gennaio 2016, KnowRISK (https://knowriskproject.com/) ha una durata di due anni e si propone di mettere a punto strategie di prevenzione dei danni non strutturali prodotti da terremoti in aree pilota di tre paesi europei: Portogallo, Islanda e Italia (Figura 2). I partner del progetto provengono da importanti istituzioni nel campo dell’ingegneria, della sismologia, dell’architettura e sociologia con sede in Portogallo (Istituto Técnico Lisboa e Laboratório Nacional de Engenharia Civil), Islanda (Earthquake Engineering Research Centre University of Iceland) e Italia (INGV).
Laddove gli edifici hanno maggiore possibilità di resistere alle scosse, sono gli elementi non strutturali a provocare feriti e morti, ostruire le vie di fuga e incidere pesantemente sul ritorno alla vita normale della popolazione. L'area interessata da questi effetti è solitamente molto più estesa di quella dove avvengono i collassi e l'agibilità degli edifici è seriamente compromessa. Conoscere quali sono gli elementi non strutturali di un edificio che potrebbero essere soggetti a danneggiamento, consente di essere preparati a futuri terremoti anche non distruttivi.
Il progetto KnowRISK ha una forte ricaduta sul territorio perché, oltre ad applicare moderne tecniche d’indagine scientifica per lo studio dei terremoti, fornisce strumenti informativi per la riduzione del danno non strutturale. I 40 partecipanti al convegno hanno discusso non soltanto gli aspetti ingegneristici e sismologici che caratterizzano le tre aree pilota, ma hanno anche dedicato un ampio e articolato dibattito alle strategie utili per una efficace comunicazione. Gli ostacoli che bloccano l'attuazione di misure preventive, anche quando queste sono a basso costo, da parte delle comunità locali hanno, infatti, richiamato l'attenzione degli esperti.
Il convegno è stato finanziato dalla Protezione Civile della Comunità Europea e ha ricevuto il patrocinio della città di Noto (oggi parte dell’Unesco Heritage list), dove si è svolta la giornata conclusiva del convegno (Figura 3). L’antico insediamento di Noto fu completamente distrutto l’11 gennaio 1693 da un devastante terremoto di M 7.3, che causò 60000 vittime. La città è infatti ubicata nella Val di Noto, uno dei siti a più alto rischio sismico in Italia. Gli abstracts dei lavori presentati al convegno KnowRISK sono stati raccolti e pubblicati sul volume 33 della MISCELLANEA INGV, e sono liberamente consultabili (http://istituto.ingv.it/l-ingv/produzione-scientifica/miscellanea-ingv/).
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